Giulio Mattesi 7 Aprile 2020
Quanto conta la serenità degli impiegati ai tempi del coronavirus?
“In un momento come questo i miei ringraziamenti vanno prima di tutto alle persone della Ferrari, che con il loro straordinario impegno in questi ultimi giorni hanno dimostrato l’attaccamento e la passione che contraddistingue il nostro marchio. (...) È proprio nel loro rispetto e per la tutela della loro serenità e di quella delle loro famiglie, che abbiamo preso questa decisione"
In questo modo Louis Camilleri, CEO della famosissima casa automobilistica, il 14/03/2020 annunciava la chiusura della fabbrica dopo che il management si era reso conto che le famiglie dei lavoratori erano sempre più preoccupate nel veder uscire ogni giorno i propri cari per andare in fabbrica.
Invece, come alcune altre categorie merceologiche, ritenute dal Governo "attività essenziali", la nostra agenzia di assicurazioni deve essere regolarmente (o quasi) aperta al pubblico.
Se da un lato la cosa, egoisticamente, ci lascia più tranquilli, perché non stiamo avendo un blocco totale della nostra attività (non siamo la Ferrari), dall'altro ci siamo posti non poche domande sul modo corretto di rendere l'ufficio più sicuro per la salute dei nostri impiegati.
Riduzione dell'orario di lavoro, rotazione del personale, smart working, utilizzo massivo degli strumenti di contatto digitali piuttosto che la ricerca dell'incontro fisico con i clienti, sono state tutte iniziative che, come la maggior parte dei nostri colleghi, abbiamo preso.
Purtroppo questo non può bastare perché, oltre ai famigerati DPI (dispositivi di protezione individuale), che occorre fornire al personale, esistono aspetti psicologici, comprensibilissimi, che inevitabilmente possono incidere sul rendimento dei nostri dipendenti.
Come molti di voi che leggete anche la mia mail-box si è riempita di proposte di ogni tipo di protezioni fisiche fisse o amovibili in plexiglass (tipo sportelli bancari per intenderci), più o meno efficaci.
Un sostegno diverso è venuto da alcune compagnie di assicurazioni, tra cui una di quelle che rappresentiamo, che hanno introdotto sul mercato delle polizze sanitarie ad hoc tese, oltre ad una diaria giornaliera nel caso di ricovero in seguito all'infezione da COVID-19, soprattutto un servizio di assistenza medica 24/7 quanto mai necessario in un momento in cui la sanità pubblica è sotto pressione.
Nel caso di UnipolSai la polizza, in un primo momento, è stata riservata solo ai "già clienti della compagnia": ora è disponibile per qualsiasi azienda la richieda e, devo dire, ad un costo davvero molto basso.
Il suo punto di forza è proprio nell'assistenza per gli assicurati in quanto la stessa è gestita da Unisalute, la prima compagnia italiana nel settore della sanità integrativa, che da oltre 25 anni si dedica alla protezione della salute con polizze personalizzate, un’ampia gamma di servizi e migliaia di strutture sanitarie convenzionate in Italia e all’estero.
"I dipendenti sono la parte più preziosa della tua azienda, #AndràTuttoBene è la polizza UnipolSai dedicata all’emergenza COVID-19, pensata per le aziende come la tua che riconoscono questo valore e vogliono garantire ai dipendenti e ai loro familiari una copertura assicurativa per tutelarli in questo momento così difficile": questo è il messaggio sul sito web della Compagnia.
Contattaci se vuoi approfondire i contenuti della polizza.